domenica 10 novembre 2013

La chitarra resofonica

E’ sicuramente lo strumento principe del “Delta Blues” e di tutti i generi affini ad esso,ed il simbolo della “roots-music”: la chitarra resofonica o comunemente chiamata “Dobro”, è tutt’ora ampiamente utilizzata da moltissimi musicisti che ne apprezzano le sue sonorità metalliche e la peculiarità legata ad un volume ed una pasta sonora molto vicina alle timbriche tipiche del banjo. Bisogna andare agli anni venti, per risalire all’inventore di tale magnifico strumento: John Dopyera, emigrante slovacco, fu colui che per primo assecondando la necessità dei chitarristi di allora, di ottenere un volume della chitarra più alto per accompagnare i fiati o per non essere sommersi dai rumori delle strade, nelle esibizioni di busking; inserì nella cassa armonica delle chitarre acustiche dei coni vibranti di metallo leggero.



Essi erano ricoperti da un coperchio anch’esso in metallo,componendo così il cuore dello strumento denominato "Resonatore". Fu realizzata in metallo anche la cassa armonica e subito lo strumento ebbe successo proprio perchè garantiva un timbro ed un volume importante rispetto alle normali chitarre acustiche. Fu così che assieme al chitarrista di "Vaudeville" George Beauchump ed ai suoi fratelli John Dopyera fondo' la prima fabbrica di tali strumenti. "Dobro" altro non è quindi che l'acronimo Dopyera Brothers. Egli anticipò così di circa dieci anni l'avvento delle prime chitarre elettriche che, salvo il periodo della seconda guerra mondiale, non sostituirono mai questo tipo di strumenti tutt'ora largamente usati. Dopo varie vicessitudini societarie e la dipartita dello stesso Beauchamp dalla società, il marchio “Dobro” venne in seguito acquistato dalla “Gibson Guitar Corporation” che ne è tutt’ora proprietaria.

Vi sono resonatori “tricone” ovvero formati da tre piccoli coni che poggiano su una struttura a T e resonatori a cono singolo che normalmente sono coperti da piatti denominati Spider oppure Biscuit. Quest’ultimo identifica la produzione della ”National” azienda  leader specializzata, fondata da due liutai provenienti dalla "Dobro". Essa si divide il mercato con le altre aziende produttrici tra le quali Amistar, Regal, Recording King e Republic, solo per citarne alcune. Si è soliti parlare più correttamente di chitarre resofoniche per riferirsi a questi strumenti che si diffusero in particolar modo tra i musicisti di Delta-Blues e di Country e Bluegrass. Lo strumento in questi stili viene suonato utilizzando la tecnica bottleneck, cioè utilizzando un tubo di metallo infilato nel dito mignolo o anulare della mano che agisce sulla tastiera.



Scorrendo il tubo sui tasti si ottiene il cambio di tonalità e la diversa altezza delle note. Ne deriva un caratteristico effetto "miagolio" molto accattivante. Nel Country e nel Bluegrass la chitarra resofonica solitamente con resonatore tipo Spider e con cassa armonica di legno, viene invece suonata sdraiata sulle gambe, facendo scivolare sulla tastiera un "tone bar" (Una barretta di metallo pieno). Il manico di questi strumenti differisce da quelli solitamente usati nel blues per la sua forma rettangolare, sono infatti denominati "squareneck".



Tra i massimi esponenti del delta blues che utilizzavano largamente le chitarre resofoniche mi piace annoverare tra i tantissimi, Son House, Bukka White ed i contemporanei John Hammond, Bob Brozman, quest’ultimo scomparso di recente e che e' stato uno dei massimi divulgatori ed esperti dello stile "bottleneck" oltre che grandissimo intrattenitore nei suoi live acts in giro per il mondo.

di MARIO BARTILUCCI (www.bluesworld.it)


domenica 22 settembre 2013

Dove é finita Number One?

Quando si pensa a Steve Ray Vaughan, la prima immagine che ci viene subito in mente é lui con la sua Fender Stratocaster Sunburst: suono inconfondibile, energia allo stato puro che usciva da quel pezzo di legno segnato dalle sferzate del texano. Era il 20 Agosto del 1990 quando Number One (conosciuta anche con il soprannome First Wife) fu imbracciata per l'ultima volta da Steve. Proprio in quella notte l'elicottero che trasportava Vaughan precipitó a causa della fitta nebbia e cosí uno dei piú grandi chitarristi ci lasció per sempre.


Number One é una Stratocaster del '63 con un manico in acero del '62 a forma D-shape e tastiera in palissandro. I fret originali furono sostituiti con tasti Jumbo, piú adatti alle grosse mani di Steve. Aveva originariamente un battipenna bianco e una leva per tremolo per mano destra. Entrambe furono sostitutite da un battipenna nero e una leva con impostazione inversa cosí come l'aveva il grande mancino di Seattle, Jimi Hendrix. I microfoni tre single coil del '59. Le lettere SRV sul corpo venivano periodicamente sostituite da Stevie con banali lettere trovate lungo la strada negli autogrill.


Steve Ray Vaughan l'acquistó nel '74 nel negozio di Austin Ray Hennig's Heart of Texas Music: "La vidi e capii subito che avrebbe suonato stupendamente".

Questa incredibile chitarra fu soggetta d innumerovoli riparazioni ed operazioni di manutenzione, soprattutto nel manico, il quale fu sostituito per ben due volte: la prima volta, a causa dell'ennesima piallatura che rese il manico quasi inutilizzabile (Steve non solo aveva un approccio molto aggressivo, ma utilizzava anche corde molto grosse che lasciavano con il tempo ovviamente solchi profondi nel manico). La seconda volta, invece a causa del crollo di parte dell'attrezzatura di palco sulla chitarra che costrinse il tecnico personale di Stevie, Rene Martinez, a richiedere alla Fender di produrre un manico-copia della versione 1962.


Dopo la tragica morte, Number One fu consegnata da Martinez, dopo aver rimesso al suo posto il vecchio manico originale, al fratello di Steve, Jimmie Vaughan che sporadicamente concede in esclusiva la chitarra al Bob Bullock Texas State History Museum di Austin. Jimmie Vaughan possiede tutte le chitarre del fratello scomparso eccetto la Stratocaster conosciuta con il nome di Lenny che fu venduta dallo stesso Jimmie al Guitar Center per una cifra attorno ai 650.000 Dollari.

Number One, al pari di Blackie (Eirc Clapton), Lucille (BB King) e poche altre chiatarre, ha fatto la storia del Blues moderno e il suo suono rimarrá per sempre nel cuore di milioni di fans di Steva Ray sparsi in tutto il mondo.


giovedì 12 settembre 2013

Fender Telecaster '63 Reissue (Custom Shop)



Nel 1987 il Custom Shop Fender cominció a produrre modelli storici della Fender adottando un particolare procedimento di invecchiamento dello strumento in modo da creare un autentico modello vintage. Questo tipo di strumenti sono raggruppati nella serie Time Machine del catalogo Custom Shop.



Esistono fondamentalmente due categorie della serie Time Machine: la versione Relic e la Closet Classic. La prima riproduce uno strumento usato negli anni, quindi con macchie, graffi, meccaniche arrugginite e parti in plastica ingiallite. La seconda invece ricorda una chitarra mai utilizzata e dimenticata per 50 anni in un magazzino. 



In questo articolo presenteremo la Telecaster Reissue '63 NOS (New Old Stock) modello Custom Shop nella sua versione Closet Classic anche se poi le differenze con la versione Relic si riducono a quegli elementi estetici citati sopra. La Closet Classic fu messa in commercio a partire dal 1999 e in seguito ritirata dal catalogo dieci anni dopo nel 2009. Questa chitarra presenta non solo da un punto di vista estetico un affascinante stile vintage, ma é costruita con un eccellente combinazione di legno scelto a mano e meccanismi di alto profilo.

Partiamo dal corpo: come da tradizione si presenta con il suo inconfondibile solid body, unico taglio in legno di ontano (alder wood) segnato dalla simulazione di increspature come se lo strumento fosse stato esposto negli anni all’umiditá e ai cambiamenti di temperature. Il tutto ricoperto da un sottile strato di nitrocellulosa "Thinskin" cosí da ottenere l’effetto finale di trovarsi di fronte ad una chitarra vecchia, ma ottimamente conservata.



Inizialmente venne prodotta di tre colori: rosso ciliegia (Candy Apple), azzurro (Lake Placid Blue) e color sabbia (White Blonde). Tutte e tre le versioni con battipenna bianco che in realtá é costituito da tre strati diversi: bianco, un secondo nero sovrapposto ed un terzo di nuovo bianco (negli anni lo strato nero é stato spesso sostituito con uno verde chiaro, mint green. Dato il grande successo del modello furono aggiunte negli anni altre colorazioni: sunburst, nero, rosso Dakota e celeste chiaro (sonic blue). 




Le meccaniche sono in nichel cromato, immancabile il classico ponte fisso con tre sellette accompagnato dal coperchio in metallo (ash tray) e le corde che passano attraverso il corpo dando alla telecaster quella accentuata resistenza nell’effettuare il bending che nessuna altra chitarra possiede.

Il manico é senz’altro la parte migliore di tutto lo strumento: é stato utilizzato il legno di acero accompagnato dalla tastiera in palissandro. All’inizio degli anni Sessanta la Fender cominció a costruire la tastiera della Tele piú fine rispetto ai precedenti modelli degli anni Cinquanta, in modo tale che seguisse la curvatura del manico (round laminate technique) rendendolo piú veloce e piú comodo. Questo aspetto é stato riprodotto fedelmente nella Closet Classic: la comoditá con cui si muove la mano sul manico é davvero sorprendente.

La forma del manico é la C-shape inaugurato anche questo nei primi anni Sessanta, laccato con nitrocellulosa, 21 frets rigorosamente vintage, raggio da 7.25" della tastiera e chiavini Fender/Gotoh vintage. Anche da questo punto di vista assolutamente niente é stato cambiato rispetto al modello originale.

Passiamo adesso all’elettronica: i microfoni sono 2 vintage-style '63 Tele single-coil collegati a un tipico selettore a tre posizioni che permette di miscelare i due magneti in parallelo nel modo classico: posizione 1 il single-coil sul ponte; posizione 2 single-coil al manico con regolatore del tono (Bright Vintage Circuit); posizione 3 single-coil al manico senza la possibilitá di controllare il tono (Dark Vintage Circuit). Nei modelli originali spesso si trovano posizioni invertite, ma questo é dovuto ad errori umani di costruzione in cui i pick-ups venivano accidentalmente avvolti con polaritá invertita.

I pick-up sono stati costruiti con lo stesso materiale dell’epoca, magneti del tipo Alnico3 in acciaio inossidabile con fili smaltati. Il suono é praticamente lo stesso di quello che esce da una telecaster del ‘63.


Prezzo
Come detto all’inizio di questo articolo, la Telecaster ‘63 Reissue NOS é stata tolta dal catalogo Customo Shop nel 2009: questo vuol dire che il prezzo tende a salire con gli anni, soprattutto per i modelli nei tre colori originali prodotti a partire dal 1999. Sul mercato americano si trova ad un prezzo che oscilla attorno ai $2,500.00 - $2,800.00. In Europa il mercato della Telecaster é leggermente meno caldo, cosi si possono trovare prezzi che superano di poco € 2,000.00.

Commento finale
La Telecaster da sempre é una chitarra in cui é difficile trovare compromessi di suono, ma al tempo stesso molto dinamica nelle sonoritá. Questo vale ancor di piú per questi modelli riaggiornati, anzi, proprio perché l’obiettivo é quello di ricreare il sound originario, la scelta é inevitabilmente “prendere o lasciare”. Per chi ama il sound selvaggio della Telecaster, ma non puó permettersi di volare negli States per acquistare un modello originale degli anni Sessanta allora questa é la soluzione ideale.

Citazioni:
“Non riesco ad immaginarmi il Rock and Roll senza la Telecaster” (The Edge – U2)
“La chitarra in assoluto piú difficile da suonare” (Bob Dylan)

Link utili: